Il passeggero Danilo Petrucci è atteso all’imbarco immediato: poi gli diciamo dove va!

Un volo da 35 ore.
Auto + aereo + Auto + aereo e un altro paio di taxi per arrivare in Thailandia. Con cambio in USA e poi a Seoul, e chissà dove altro. Ecco la mini-odissea di Petrucci!

 

Si è portato via casco, stivali, guanti e numero (gli hanno detto che non ce l’hanno), Petrucci, appena ha saputo di dover andare a correre in Thailandia con la Suzuki per sostituire Mir.

Al momento non ha nemmeno la tuta. Il suo manager, Alberto Vergani, gliel’ha ordinata la sera prima, per sicurezza, ancora prima di confermare l’accordo. Il suo sponsor le misure le ha e gliela sta confezionando ma partirà dall’Europa.
Non ha senso spedirla, non farebbe in tempo.
Una persona partirà per la Thailandia, tuta in bracciom appena sarà pronta. Se l’arrivo di Petrucci è previsto per mercoledì, la tuta potrebbe anche arrivare a prove iniziate. Danilo rischia di dover infilare una tuta Ducati con marchi coperti. E ovviamente non è possibile comprarne una in negozio o farsela fare alla buona. Ogni pilota ha bisogno di potersi muovere al meglio e Petrux non ha un fisico standard.


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E’ la vita del girovago last minute, sostituto al quadrato, dalla MotoGP alla MotoGP via Dakar e MotoAmerica, che io non ho voglia di disturbare. Quale sarà il livello di stress? Di fuso orario? Di pressione da adattamento? Di aspettative da ultima carta da giocare? Alto?
Oppure è un gigantesco sticazzi di uno che ormai a tutto questo ci è abituato, dato che in quest’ultimo anno ha visto 4 continenti su moto e discipline diverse? Tanti piloti vivono così, a volte, ma quello di Petrucci è veramente un caso estremo. Ogni tanto arrivano dei vocali, dei messaggi, una specie di POV soggettivo in diretta, mai disperato, mai negativo, sempre fatalista, ormai non più sorpreso di nulla. Uno che se si svegliasse, senza sapere niente, su una stazione spaziale, uscirebbe a fare le riparazioni senza fare domande, come non avesse mai fatto altro.

Da addetto ai lavori non bisognerebbe tifare per qualcuno in particolare. Ma come si può non sperare che una situazione così grottesca non finisca con un risultato a sorpresa?

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