Bastianini e il Ducati-segnale: comandiamo noi. Non rompete il ca**o!

Ducati sceglie Bastianini e spiazza tutti.
Forse perché è una scelta logica e pubblico e stampa non sono abituati a vedere una scelta logica da parte di Borgo Panigale. Eppure forse ci sarebbe potuta essere una scelta ancora più giusta. Per non parlare del segnale che Bologna sta lanciando. Ed è un segnale pesante.


Dicevamo che fino all’ultimo week end di gara tutti, stampa e pubblico erano concordi su due cose.
1) Ducati avrebbe scelto Martin ma Bastianini avrebbe meritato di più.
2) Tutti erano concordi sul fatto che forse il team rosso per Enea sarebbe stato un ambiente difficile e che quindi, per il suo bene, Gresini o Pramac sarebbero stati meglio, soprattutto umanamente.
Tutto questo a titolo di “consolazione” per una imminente scelta a favore dello spagnolo.
Sono tutte cose vere se si vuole ignorare una cosa.
La MotoGP non è sedersi con la famiglia per giocare a Monopoly a Natale.

Se si vuole crescere e stare bene, magari ottenendo qualche soddisfazione, ok. Ma se si vuole vincere il mondiale, specialmente su una Ducati, l’unico modo è quello di far parte del team factory.
Il resto sono storie che vogliamo raccontarci per accontentarci.
Si può vincere qualche gara, ben figurare, farsi apprezzare e fare i romantici, ma tutto finisce quando il pilota di punta, uno dei due vestiti di rosso, e magari anche l’altro, mettono sul tavolo le loro esigenze. Alla lunga il team factory, per lo meno nel confronto con i team clienti, è come il banco. Vince sempre. Perché non solo dà le carte, ma prima le guarda anche, ed è proprietario anche del tavolo e delle sedie con cui si gioca. Punto.

Per cui, tutti quelli che auspicavano una sella rossa per Enea e scuotevano la testa per la scelta eventuale ma già data per fatta di Martin, adesso non dovrebbero veramente rompere il cazzo. Sì, il cazzo. Scritto così. Perché non c’è un altro modo per dirlo.

Enea è la scelta giusta, anche se ce ne sarebbe potuta essere una ancora più giusta. Ammesso che sia intelligente silurare Miller, sarebbe stato altrettanto furbo far fare un anno transitorio da ufficiale a Zarco, (che se lo merita perché fa quello che un secondo pilota dovrebbe fare, ovvero punti) e tenere Martin ed Enea un anno in Pramac insieme per misurarli veramente e con certezza in un ambiente neutro e uguale per entrambi, scegliendo poi chi mandare accanto a Bagnaia, sempre che, contro Zarco, fosse rimasto lui il leader.

E chi dice che magari Martin se ne sarebbe andato, parla a vuoto perché tanto non è ufficiale nemmeno adesso e quindi volendo può sempre andar via, anche se non è chiarissimo dove.

Detto questo, possiamo dire che Ducati non ha fatto benissimo ma ha fatto sicuramente molto bene. Bastianini non è una scelta sbagliata e in più costituisce un segnale, finalmente di quelli belli.

Dopo la brutta uscita di Dall’Igna, riassumibile nel fatto che i piloti Ducati non devono fare cazzate e quindi mettersi di traverso nei confronti di Pecco che cerca di vincere il titolo, proprio a quest’ultimo lancia un segnale bello, scegliendo l’unico pilota che il piemontese aveva dimostrato di non gradire.

E’ un segnale che Bagnaia è costretto a guardare dal suo piedistallo, come nella copertina e gli dice: “ti abbiamo fatto un contrattone, puntiamo su di te, ti vogliamo bene, ti supportiamo… però comandiamo noi.”
Chi vuole può estendere il Ducati segnale anche a VR46 che sta pensando, seppur non nell’immediato, di passare a Yamaha.
“Nel team factory, dice Ducati, comandiamo noi”.

Io la leggo così. A proposito, vale anche per chi ha chiesto per mesi Bastianini in rosso. Adesso non dobbiamo più rompere il cazzo.

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