Moto America: Petrucci vs USA. Fa ridere ma nemmeno tanto!

Al MotoAmerica è ormai USA vs Petrucci e sarà sempre peggio.
Danilo è in testa al campionato nonostante una gara in meno, ha bastonato gli americani a casa loro e in più ha criticato l’organizzazione.
Insomma ci ha messo del suo per risultare sgradito. Ma gli americani stanno facendo di peggio, tutti insieme, tutte le volte che possono. E noi muti.

Non per fare dei luoghi comuni, anzi sì, ma agli americani, che spesso sono i migliori in quello che fanno, puoi dire bravi in tanti modi, puoi ringraziarli, ma le critiche e i consigli vanno bene solo se se li danno da soli. L’unico modo per far capire loro certe cose, è batterli. Però c’è modo e modo. Deve essere una cosa graduale, devono avere il tempo di metabolizzare ed accettare lo straniero perché in fondo non sono un popolo inospitale.
Un conto è quando vanno all’estero e prendono paga, un conto però è a casa loro in tempi troppo brevi perché siano accettabili.

 



Battere a casa loro, appena arrivati, con una moto italiana (un po’ un corpo estraneo, una Ducati che vince in quelle piste non essendo nemmeno a punto), il fior fiore della nazione, e in più criticare il loro modo di fare motociclismo (quasi tutti quelli che sono lì non ne conoscono un altro), non va bene.

Danilo è riuscito, e va detto che ha anche ragione eh, a fare tutto questo in pochi giorni. Doppietta ad Austin, unica pista decente, vittoria in Gara1 ad Atlanta prima di rompere il motore in gara 2 a causa di una gestione assurda (è mancata la corrente in tutto l’impianto e hanno lasciato le moto in griglia a bollire), e poi quarto in gara1 e terzo in gara2 in Virginia, con spallata e caduta, nonché secondo e terzo nelle due gare al Road America, nel Wisconsin, una scorrettezza subita anche lì e una moto che ancora fa fatica, essendo ancora in fase di setup.

Ma è in Virginia che Danilo, dopo essersi già espresso in critiche sulle piste, ha attaccato direttamente l’organizzazione, che dopo un volo a 280kmh lo ha lasciato da solo in un prato, aspettando che si alzasse senza nessuna assistenza e si recasse a piedi al centro medico con un perone rotto, a chiedere al Medico di Gara cosa ci facesse davanti alla TV invece che a soccorrerlo. “Alla Dakar avevo due elicotteri sulla testa, qui non mi si è filato nessuno”, ha detto Petrux. Negli stessi giorni l’americano Sean Dylan Kelly, caduto male in Moto2, veniva salvato dalle vie di fuga del Mugello da Marshall che abbiamo solo noi in Europa. Nelle piste di casa sua, sarebbe andata in un altro modo, con le buche, la balle di paglia, le giunture e i muretti a secco che vedete nelle foto.

 

Insomma in piste senza semaforo, senza linea di partenza, con Marshall che da noi non farebbero nemmeno le Minimoto e un’organizzazione di tipo parrocchiale, Danilo ha ricordato come si fanno le gare da noi, che poi è come si dovrebbero fare in generale. Niente di più, niente di meno. Come risposta, hanno contato i secondi che ha passato per terra da solo (non 2 minuti, esagerato, ma solo 56secondi!) e i cartelloni da lui abbattuti prima di rotolare nel nulla (non due, ma solo uno!), per poi dargli, in pratica, del frignone, con il supporto di tutta la stampa a stelle strisce e quella del resto del mondo servile. La nostra, per carità, cintura nera di faziosità polarizzata verso un singolo pilota con esperienza ventennale, una volta che avrebbe dovuto prendere posizione: niente. Poi parli con Petrucci quasi tutti  i giorni  e ti dice che la maggior parte di quei signori non li sente da anni. Immaginiamo che news di prima mano hanno potuto ottenere.

   

E così uno che è passato senza battere ciglio dalla MotoGP alla Dakar (unico ad aver vinto in entrambe le classi), passa per “fighetta” perché ha educatamente fatto notare che se mancano i cordoli, i semafori, l’assistenza medica, le telecamere, la linea di partenza, ma in cambio ci sono i muretti a secco, i parcheggi in curva, le balle di paglia, gli alberi, le buche i new jersey e l’asfalto che sembra quello della Flaminia verso Terni, qualcosa non va. Poi chiaro che se uno appena arrivato per coglionarli gli dice di lasciar perdere la sicurezza, che non è cosa loro, e aggiungere barbecue, le cose si complicano. Ci sta.
Ma negare che non sia vero senza aver mai sentito il pilota, è poco professionale.

Guerra a Petrucci, quindi. Agli americani e non solo non pare vero e si trovano una volta tanto d’accordo fra loro dopo essersi combattuti per anni. Gagne, campione in carica, fino al Road America l’unico a comportarsi professionalmente, cerca di buttarlo fuori e gli fa gestacci (gli va anche male e perde la gara), Scholtz è a quota 4 porcate in 8 gare fra spallate e larghi per buttarlo fuori. Persino Barbera, anche lui al MotoAmerica a chiudere la carriera, si accorge della cosa e sbrocca al Sudafricano in sala stampa… Gli altri meno, perché a Petrucci lo vedono solo a piedi nel paddock, dato che in pista gli servirebbe il binocolo. Però è tutto un complimentarsi fra loro, un aspettarsi, un giocare di squadra anche con squadre diverse, con doppiati che fanno da safety car o da gentlemen riders a seconda di chi si trovano a rallentare (ci siamo capiti), in piste che Petrucci non conosce e nelle quali prende due secondi nella prima sessione per stare davanti dalle qualifiche in poi.

Non è difficile e non sto raccontando, come gli inviati nelle americhe degli anni ’30 e potendovi fregare, un evento radio trasmesso che vedo solo io. E’ sufficiente sintonizzarsi su Eurosport per le dirette o guardare gli highlights su Youtube senza essere troppo rimbambiti. Oppure leggere i social di Petrucci che è sempre molto chiaro su tutto. Ma bisogna volerlo fare.

Per le classifiche, nessun problema. Se vince un americano sono pronte subito, se vince Petrucci, e magari va in testa al campionato, le aggiornano il martedì con calma. E’ gioia parziale, come quando al parco chiuso tocca a lui l’intervista, e allora le ombrelline se ne vanno. Non me lo invento. Basta guardare la tv, dato che la danno su Eurosport, non sul satellite della NASA. Ovviamente la stampa nostrana certe cose non le nota o on le vuole notare. Trascrive i risultati ma non si prende la briga di leggere quello che scrivono di Petrucci all’estero, dipingendolo come uno psicotico che vorrebbe che tutti si levassero per far passare “il principino”. Quello della MotoGP, lo chiamano, i riferimenti sono continui e quindi è tutto chiaro e deciso. C’è anche qualche invidioso che smentisce questo sito nonostante riporti dei virgolettati. Hai visto mai si possano rovinare i rapporti con qualche americano nel motomondiale,

Per quanto mi riguarda, io non me la sarei mai aspettata, una cosa così. Collezionista di US Cars, americanofilo da sempre, sono partito con un’altra predisposizione, avendo sempre considerato il MotoAmerica come una bomba positiva inesplosa, sia per le varie classi, baggers incluse, sia per il tipo di motociclismo che si potrebbe avere, se solo ci fosse un po’ di capacità di accettare le critiche in più, e un minimo di permalosità in meno. Un approccio un po’ pazzo, forse, un po’ retro, pane e salame, sicuramente, ma comunque genuino nelle intenzioni. Invece seguendolo con attenzione mi ritrovo a guardare Amici di Maria de Filippi con la tuta di pelle; una casta di dilettanti che non vuole aprirsi a nessuna novità e non accetta nessun consiglio, figuriamoci lezione, né tantomeno nessun “ospite”, soprattutto se può rompere le uova nel paniere, il che è strano per un campionato che cerca, dice, internazionalità, dopo essere risorto miracolosamente dal fallimento (prima si chiamava AMA, adesso MotoAmerica).  E grazie al cavolo Baz lo hanno applaudito. Mica li ha suonati come tamburi sin dal giorno 1. Nel frattempo MotoAmerica, notizia del 18 maggio, perde il main sponsor Autoparts4less. E non me lo invento io. Ma va tutto bene, magari secondo qualcuno è una bugia anche questa.

A mio avviso bisogna solo accettare che si possono imparare alcune cose e non è difficile, perché tutti gli americani che ho conosciuto, del motomondiale, del mondiale Superbike e anche di sport che ho praticato io, sono sempre state fra le persone migliori dell’ambiente. Aperte, umili, sensibili, corrette e altruiste. E quindi non si spiega come mai guardando il MotoAmerica sembra di guardare uno di quei film cliché americani di auto o moto in cui c’è l’eroe del posto, senza mezzi, che la spunta contro l’Europeo ricco, stronzo, e magari anche scorretto. E’ l’immagine che vogliono far passare.

Ma lo sanno questi chi è Danilo? Lo sanno che ha parlato chiaro ma in pista si sta trattenendo dato che per esperienza e peso (non solo tecnico), potrebbe “parcheggiarne” diversi, alla ternana, invece di subire in silenzio scorrettezze da rookies cup e continuare a giocare di fino? Non importa. Comunque vada, lo sappiamo noi.
A pensarci, Petrucci from Terni vs USA fa ridere tanto. Soprattutto perché è vero e comunque vada, la figuraccia l’hanno già fatta in tanti, inclusi i nostri. E da qui a fine torneo, possono solo peggiorare. Del resto anche i butteri batterono i cow boys di Buffalo Bill. E’ un attimo che risucceda. A casa loro.

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