KTM compra MV Agusta! MV verso la MotoGP?

L’acquisizione in 2 step salva di fatto MV Agusta da un fallimento certo. Ma la strada è comunque in salita!

 


 Misterhelmet Shop

 

La notizia è già nel titolo quindi non resta che andare sulle motivazioni e sui dettagli, a partire da una fotografia della recente situazione aziendale di MV Agusta, marchio glorioso ma pieno di problemi che rischiano di comprometterne il futuro. Quella di KTM è infatti, per l’azienda di Varese, l’ultima occasione.
Una mossa salvavita.


Come ci siamo arrivati?
Fondata nel ’45 (11 anni dopo KTM) e dalle vicissitudini gloriose, negli ultimi anni è un’azienda che ha fatto molta fatica, praticamente ha rantolato.
I titoli mondiali sono solo un ricordo e quella che l’azienda sta pagando è ancora la seconda crisi del 2004-2016.

Primo momento chiave
Nel 2008 l’acquisto senza senso da parte di Harley-Davidson del Gruppo MV Agusta INCLUSO IL MARCHIO CAGIVA (scoprirete il motivo del maiuscolo) per 70 milioni salva l’azienda rivenduta poi un anno dopo per  1 euro dopo 40 milioni di investimento da parte di Harley e il parto della F3.
Perché un euro? Perché Harley Davidson deve ancora dei soldi e preferisce un’uscita rapida e indolore, mettendosi d’accordo così, anche in virtù della difficile situazione finanziaria di quegli anni.

Arrivano i tedeschi
Crescita troppo rapida, mala gestione finanziaria, aumento dei debiti, rete vendita inesistente e mancanza di ricambi portano l’azienda nelle braccia di Mercedes-AMG nel 2014.
I tedeschi però sbagliano. Di MV Agusta acquistano solo il 25% per 25 milioni di euro e, all’inizio del 2016, cercano di vendere asset non essenziali con debiti di oltre 40 milioni facendo scendere le loro quote al di sotto del 20%.
Questo consente alle banche di esigere il rimborso del debito. Male.

I fornitori iniziano a rifiutare la spedizione di componenti e ricambi e MV Agusta chiede un primo aiuto in tribunale.
Si aggiunge l’esondazione del lago di Varese con allagamento degli impianti e l’azienda chiede 15 milioni di finanziamento per (questa la motivazione ufficiale) riprendersi e allargare il suo raggio d’azione all’estero, in particolare Stati Uniti, Sud America e Asia.
Nel mese di marzo 2016, il tribunale di Varese approva l’atto di protezione “Concordato di continuità” con alcuni vincoli: ridurre la produzione da 9 000 motociclette all’anno a 6 000-7 000, ridurre i costi di ricerca e sviluppo da 15 milioni di euro a 7 milioni e infine ridurre le spese per il “Reparto Corse” da 4 milioni di euro a 600 000.
Ci sono poi licenziamenti di circa 200 dipendenti e minacce da parte dei fornitori che non consegnano i materiali per costruire le moto ed assistere i clienti.
MV Boccheggia fino al 2017 quando Mercedes AMG va via senza aver fatto nulla.

Arrivano i russi!
E’ il momento dei russi, che insieme alla MV Holding di Giovanni Castiglioni acquistano il 25% di MV dai tedeschi e dichiarano di essere tornati in utile.
La nuova società mette dentro 40 milioni lanciando nuovi prodotti e ristrutturando (forse) la rete vendita, punto debole storico di MV.
L’aumento di capitale viene effettuato da GC Holding, la società di Giovanni Castiglioni, e da ComSar Invest SA, fondo di investimento lussemburghese del gruppo anglo-russo Black Ocean di Rashid Sardarov, che di mestiere fa il petroliere ed ha un patrimonio di 4 miliardi di dollari.

L’azienda è affidata ai figli di Sardarov, Timur in particolare diventa CEO, con Giovanni Castiglioni al suo fianco.
Non sarà mai un rapporto pacifico e c’è eterno conflitto.
Un esempio è il Lucky Explorer Project, una moto erede della Cagiva Elephant che però non porta il marchio Cagiva per un contenzioso fra i russi (che ritengono di aver acquisito il marchio come avevano fatto Harley Davidson e Mercedes) e Castiglioni che invece lo rivendica per se in quanto non incluso nell’accordo di acquisizione. E’ solo la punta dell’iceberg del malessere interno.
<p></p>

Il presente
E’ settembre 2022 il momento in cui arriva l’accordo con KTM AG, sussidiaria di Pierer Mobility, che si incarica di distribuire le moto di Varese in Canada, Stati Uniti e Messico.
E’ un semplice accordo di distribuzione ma il Pac Man arancione, che nelle aziende entra come distributore e poi le mangia come nel videogame si rivela interessato, finalmente la notizia, ad acquisire la maggioranza di MV Agusta entro il 2023 e il 100% entro il 2024.

 

Un po’ di cose da sistemare
Un concordato preventivo di lungo corso (2016), una due diligence da portare avanti e una verifica dei “casini aziendali”, rendono le cose fattibili ma complesse.
Ci sono infatti un ritardo cronico nei pagamenti a fornitori e ricambisti (che lavorano male e compromettono la capacità di produzione e l’affidabilità delle moto), un braccio di ferro su vari temi fra i russi e Castiglioni e una valutazione della capacità industriale reale dell’azienda, elementi necessari per quantificare l’acquisizione.

L’idea è quella di fare pulizia negli organigrammi aziendali e nella dirigenza, (ricchi di amici degli amici con una campagna acquisti fatta di manager superstar che però non “performano”), ridare credibilità al prodotto (che è ottimo seppur viziato dai rapporti con i fornitori) e riorganizzare marketing e rete vendita.

Secondo alcuni rumor la produzione rimarrebbe in Italia mentre tutto l’aspetto gestionale, si sposterebbe in Austria.
Altre voci parlano invece di un interesse degli enti territoriali ad acquistare gli impianti sul lago per riconvertirli a fini turistici.
Del resto Husqvarna, che sarebbe della stessa famiglia industriale, pare disponga di spazi a Cassinetta di Biandronno e dei soldi farebbero comodo.

Per KTM, leader blasonato nel fuori strada, potentissimo nelle moto piccole (in Asia insieme a CF Moto) e forte di una rete vendita organizzatissima, finalmente arriverebbe un marchio sportivo stradale e da pista di reale e indiscutibile prestigio. Altro che Gas Gas! Una MotoGP MV Agusta sarebbe veramente credibile e sensata e farebbe gola anche a Dorna.

 

E quindi quella che sembra una “Anschluss”, una annessione dolorosa alla tedesca di un competitor impotente, è alla fine un mossa buona per tutti.

L’alternativa, con la situazione attuale, è quella di fallire per avvero, una volta per tutte.
Di marchi gloriosi finiti nei cassetti degli avvocati, ne abbiamo visti fin troppi.

 

 

 

 

Articoli consigliati

No comment yet, add your voice below!


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *