Valentino Rossi: “il team VR46 non è un mio problema”. Stampa spaventata, Sky Sugar Daddy e aziende sponsor inesistenti!

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Ianieri, Gazzetta dello Sport [leggere con tono umile e deferente]

“Ciao Vale, io ero un attimo sul discorso dello sponsor [solo un attimo, con dolcezza e umiltà, sia chiaro ]… dici che non ne sai tanto ma se adesso dovessi scommettere 10 euro [che se vuoi maestà posso eventualmente anticipare io eh], scommetteresti su avere gli arabi come sponsor della tua squadra o no?
Cioè, il piano B che diventerà piano A o si va in quello che stiamo aspettando tutti di cercare di capire” [qui purtroppo la modestia si scontra con il timore reverenziale e si trasforma in confusione]?

VR46: “Sai che non lo so, boh, non ho mica capito.
Sinceramente doveva essere tutto a posto maaaaa, ci sono, no, ci sonooooo delle, no delle… criticità, da quello che ho capito.
Però fortunatamente non è proprio un mio problema, ecco.”

Se non è preoccupante questo, spiegateci cosa lo è.

A parte i toni di completa sottomissione della stampa che finalmente (va dato atto a Gazzetta), dopo 5 mesi di sonno e paura, con estrema umiltà e deferenza chiede, a testa bassa, senza avere il coraggio di fare una domanda diretta, né di replicare alla supercazzola ricevuta quale sia la situazione, fa paura la risposta stessa.

Valentino Rossi dichiara che il team che dovrebbe portare il suo nome e il suo brand, fatto con i soldi che arrivano solo grazie a lui  per una squadra messa su perché altrimenti suo fratello Luca Marini non potrebbe correre in MotoGP, non è affar suo.
Non è un suo problema e lui non è informato.
E di chi è il problema, quindi? Chi dovrebbe sapere qualcosa?

Della stampa no di sicuro, dato che due domande timide vengono scansate e si ritorna a trastullare il padrone chiedendogli di Bagnaia, di calcio e di qualunque cosa non lo faccia arrabbiare.

Per chi non è a libro paga di VR46, perdonateci, sembra abbastanza evidente che la situazione sia tragica, sia dal punto di vista specifico, visto che lo sponsor saudita non esiste, sia dal punto di vista del comportamento della stampa, che è veramente indecente e sottomesso più di quanto gli si chieda.

Arrivano i primi fastidi anche a livello internazionale.
Ci sono infatti quelli che iniziano a sollevare la bandiera ed a riconoscere l’effettiva gravità della situazione e il fatto che qualcuno da un po’ ne sta parlando, e quelli che continuano a negarla con sdegno, dicendo che comunque non ne hanno parlato perché a loro nessuno ha mai detto niente direttamente
Come se le cose succedessero, di fatto, solo se qualcuno li avverte. Si chiama Oversleeping. Essere poco gentili con chi c’è intorno solo perché ci si è svegliati tardi non porterà indietro l’orologio. Nemmeno quello delle star del giornalismo abituate ad avere ragione.

E adesso è il momento di parlare di soldi, facendo una domanda concreta e diretta. Non ci sembra di averla mai letta da parte di nessuno.

SKY da sempre ha gestito i contratti di VR46 in Moto2 e MotoGP ma evidentemente non ha gestito gli ultimissimi.
Chiediamo in modo diretto a SKY, al suo direttore motori Guido Meda, a Valentino Rossi, Uccio Salucci, Alberto Tebaldi, se Tanal e Maic Technologies, due aziende, una inesistente e l’altra senza alcuna attività reale identificabile, hanno pagato per stare in carena o no, insieme a Monster e SKY che sono aziende sicuramente paganti. Questo perché l’architetto Marco Bernardini ha dichiarato che gli adesivi sono lì perché ci devono essere e il pagamento non ha importanza. Invece ne ha perché da questo dipendono alcune cose fondamentali.
Noi vogliamo sapere se un’azienda come SKY che ha 690milioni di euro di perdite ed ha ricevuto da parte di Comcast un assegno da 1.34 miliardi per rimanere in piedi, è contenta di fare lo SUGAR DADDY sulle carene delle moto di Valentino che, come ringraziamento ha detto che del progetto non gliene frega niente.



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