Esclusivo: Petrucci non ci sta. MotoAmerica addio! “A queste condizioni mollo tutto!”

Le dichiarazioni esclusive rilasciate a Misterhelmet a caldo dopo Gara2 in Virginia, nonostante il terzo posto alle spalle di Gagne e Scholtz sono pesanti. Saranno anche definitive?
Frenando ogni istinto di sensazionalismo giornalistico, abbiamo chiesto a Danilo se fosse sicuro e non volesse pensarci un po’, dato che si trattava di una chiacchierata informale, ma ci ha dato luce verde per la pubblicazione.

“Non penso che continuerò.
Sono caduto a quasi 300kmh e ho rotolato per 300m.
Nessuno mi è venuto a raccogliere.
Non possiamo mettere un dottore a ogni curva, mi hanno detto.
Ora ho 5 punti sulla caviglia. Fossero stati sul collo, sarei morto. Ho anche una bella abrasione e un gomito rotondo.

                               

Alla Dakar sono caduto due volte e avevo un elicottero sopra. Alla Dakar. Qui in America secondo la FIM esiste solo una pista omologata per le corse che facciamo.  MotoAmerica ha detto che le piste non le ha e che quindi ci devono andare bene queste. Con le balle di paglia, l’asfalto butterato e gli impianti che vanno in tilt. Potrebbe andare quasi bene se ci mettessero del loro come organizzazione e sanzionassero chi non guida correttamente, ma non succede.

Sono arrivato all’ultima curva e per non toccare Scholtz che aveva allargato, sono andato largo e mi si è chiuso lo sterzo in 6a piena.
Se lo avessi toccato sarebbe stato anche peggio ma certe mosse sono da sanzionare.
Ad Atlanta hanno interrotto la gara perché non c’era corrente per le telecamere. Qui invece, stranamente, niente telecamere e niente immagini. Quindi per loro è tutto a posto.
Non penso che continuerò. Ho fatto 25 anni di gare e non mi va di farmi male per questo.”



 

Queste le dichiarazioni di Petrucci rilasciate a Misterhelmet subito dopo la gara.
Vanno prese con la dovuta cautela perché rilasciate a caldo, e si sa che poi i piloti sbolliscono, ma il malcontento è evidente sin dalla giornata precedente, anzi forse cova da prima, fra aspettative deluse e riscontri non positivi su tutto il campionato…  e tutto il pacchetto, ma andiamo a ritroso.

Gara1 in Virginia è di quelle brutte, a causa di un problema elettronico che che annulla il freno motore.
Niente freno motore, niente accelerazione, niente freni, anteriore scaldato, gomme finite. Tutto il repertorio, ma nonostante tutto Danilo finisce a ridosso del podio.
Come va gara2, lo leggete sopra. Danilo ottiene un podio dopo una lotta serrata ma il prezzo è più che salato, a causa di una caduta dopo il traguardo che gli impedisce di partecipare anche alla premiazione.

La verità è che Petrucci si aspettava delle gare un po’ più rustiche, ma non di rischiare la vita per imperizia altrui, pressapochismo e gestione da altri tempi, nel senso negativo del termine.
A questo si aggiunge, ed è una considerazione dall’esterno, non di Petrucci, la situazione nel box. Il team Warhorse non sembra essere a livello di quelli con cui Danilo è abituato a lavorare per comprensione, gestione e risoluzione dei problemi e la Ducati non è una moto semplice.
La rottura del motore a Road Atlanta, Braselton, per essere stata troppo tempo in griglia a motore acceso per colpa dell’organizzazione, ne è un esempio. Come avrebbe gestito il surriscaldamento, un team Europeo?
Il comportamento bizzarro e sempre troppo differente della moto, gara dopo gara, anche a causa, dicono rumors non confermati, di alcune parti importanti cambiate per ragioni di sponsor, è un’altra prova che forse il team ha bisogno di un altro approccio se vuole far correre una testa di serie come Petrucci, su una moto superperformante ma esigente come la Panigale in un campionato “rustico” come il MotoAmerica.
In una pista come Austin, dove si può praticare del motociclismo pulito, Danilo ha surclassato gli avversari. Nelle altre gare, quasi lo stesso mettendoci del suo, ma forse Petrucci è stanco di dover sempre trovare condizioni di emergenza, che vanno oltre l’accettabile, quando si parla di stare, come tutti gli sportivi, fuori dalla zona di comfort.
Evidentemente, “essere stanchi di essere stanchi”, logora anche chi ama il suo lavoro.
Da un lato speriamo tutti che sia stato uno sfogo momentaneo e che quindi Petrucci ci ripensi, ma dall’altro, perché desiderare che un pilota continui a far qualcosa che non si sente di fare? Per chi, e con quale beneficio?

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