
A Motegi andrebbe in scena il Bagnaia week end, ma il ritorno dell’italiano, pur significativo, è niente paragonato al titolo 2025 assegnato a Marc Marquez che chiude il cerchio di uno dei più grandi come back della storia, non solo del motorsport. Dopo anni Marc Marquez torna sul tetto del mondo e lo fa a modo suo, dominando la stagione e chiudendo i giochi con 5 week end di anticipo.
Per Ducati è il fine settimana perfetto con una doppia doppietta nelle due gare, un contorno di primati di ogni tipo e un “nuovo inizio” in cui ha in mano tutto quello che serve per chiudere una stagione favolosa!
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I 9 a punti nella sprint: Bagnaia, Marc Marquez, Acosta, Mir, Morbidelli, Quartararo, Marini, Fernandez, Ogura.
I dieci al traguardo della gara lunga: Bagnaia, Marc Marquez, Mir, Bezzecchi, Morbidelli, Alex Marquez, Raul Fernandez, Quartararo, Zarco, Aldeguer
Motegi sarebbe la giornata del ritorno e della consacrazione di Pecco Bagnaia, imbattibile sin dalle qualifiche, poleman con record e vincitore di entrambe le gare “battendo” Marc Marquez ma le virgolette del “battendo” sono la spiegazione del perché, invece, un week end comunque pazzesco passa, per certi versi, in secondo piano.
Succede perché a Motegi, Giappone, Marc Marquez chiude quello che per lui è un cerchio significativo e completa la configurazione di uno dei più grandi ritorni della storia sportiva di tutti i tempi. Marc Marquez torna dal “regno dei morti” vincendo il suo nono mondiale con 10 gare d’anticipo, proprio nella pista della sua ex factory e nel luogo in cui aveva deciso, solo 2 anni fa, il grande cambiamento che gli ha consentito di fare all in e giocarsi il tutto per tutto.
Un cambiamento che gli ha visto “voltare le spalle” ad una Honda comunque consenziente (gli abbracci di oggi con tutti i suoi ex uomini, dicono tutto), e tentare la via della Ducati mettendosi alla prova attraverso il passaggio rischioso di un’annata a TITOLO GRATUITO con un team clienti e poi la sfida ufficiale in casa di Bagnaia che, la Ducati, l’aveva riportata al titolo dopo anni di digiuno.
E oggi, nella pista di proprietà della Honda (ma ormai regno tecnico di Ducati), lo spagnolo chiude un periodo terribile, fatto di infortuni al braccio, agli occhi, alla fiducia e al morale, con un mondiale conquistato in anticipo dopo una stagione che sembra scritta da uno sceneggiatore di Holliwood.
Marc Marquez è un rullo compressore che piange e fa piangere perché, dopo le lacrime, assolutamente inedite per uno come lui, elenca lucidamente quanto significativa sia la vittoria di oggi per quello che è successo e per le componenti in campo.
Tutto sembra incastrarsi alla perfezione. Dall’1-2 di Ducati, che quindi non è felice solo per lui perché ritrova un Bagnaia che iniziava a credere essere “perduto”, all’ottimo risultato di Mir che sul podio insieme a lui segna comunque, da uomo Honda, un legame che diversamente da quanto vogliano pensare gli imbecilli, non si è mai interrotto.
Come in tutte le cose, Marquez è un virus positivo contagiosissimo. A Motegi è tutto perfetto. Ducati Lenovo fa una doppietta che porta il titolo e ritrova Bagnaia.
C’entra con Marquez perchè ogni titolo vale quanto valgono gli avversari di chi vince e Pecco serve performante e combattivo. Oggi l’italiano vince e convince e questo dà valore a lui, al lavoro di Ducati e anche al nuovo campione del mondo.
Marc Marquez, non più un ragazzino, non solo vince, ma domina ad un’età in cui molti arrancano e spesso continuano ad insistere quando invece dovrebbero smettere.
E festeggia con i suoi e con gli ex, come uno che, diversamente da quanto ci vuole raccontare la narrazione faziosa che solo noi italiani possiamo imbastire, unisce e si fa amare anche da quelli che ha lasciato andare. E questo, se pensiamo ad alcuni suoi predecessori, è un’altro elemento pesantemente inedito.
Il destino che tanto ha dato a Marquez ma che poi tanto gli ha tolto, fa anche in modo di regalargli sul podio le persone giuste: il suo presente-futuro (Bagnaia) e un segnale del passato (Mir in rappresentanza di Honda).
E’ come se una forza superiore decidesse che quanto sta accadendo sia giusto e sacrosanto. Un cerchio che, non solo si chiude, ma che viene anche sigillato e abbellito da tutti gli orpelli possibili.
E alla fine, il Marc Marquez ingordo che qualcuno aveva criticato per aver tolto emozione al campionato, riesce a resuscitarlo anche vincendolo con così tanto anticipo.
In questo momento, proprio adesso, incomincia un “Mundialito” che lo vede contro Bagnaia in un mini scrontro finale in cui lo spagnolo farà capire se è ancora affamato e l’italiano ci dirà, senza equivoci, se è veramente ritrovato.
Da una parte un Marquez che può pensare, ormai sollevato, a fare nuovi record, dall’altra un Bagnaia che deve chiudere con onore, diventare un vero antagonista, e scrollarsi di dosso quelli che vogliono il suo terzo posto oltre al suo posto in rosso.
I due presupposti sono possibili: Marquez è pronto per record potenziali, Bagnaia è pronto per andare decisamente oltre il gradino più basso del podio. Battere Alex è un dovere possibile.
La gara
La sintesi della gara è facile. Come nella sprint, Bagnaia è imbattibile, inarrivabile, inaffrontabile. Fa paura e se ne va, fino a quando a far paura è il fumo bianco che esce, giro dopo giro, sempre più copioso dalla sua moto.
E mentre al box Ducati gli uomini in rosso respingono gli uomini FIM come si respingono gli assedianti di un castello, la gara non ha niente da dire.
Marquez guida muovendosi come in un liquido denso. Quasi impacciato e preoccupato, come se la moto gli fosse stata prestata dal signor Ducati in persona per portarla al museo. Solo nel finale è secondo perché in effetti si trattiene ma ne ha. Il suo recupero su Pecco è dovuto al leader della gara che cerca di preservare la sua moto ma è anche evidente che al 93, come del resto ieri, niente interessa se non portare a casa la moto e la pelle, anche perché solo l’infortunio può fermare Marquez e il campione uscente Martin (clavicola rotta per lui nella sprint), dimostra come le malvagità siano sempre dietro l’angolo.
Ottima la gara di Mir, ancora una volta. Buone le prestazioni di Bezzecchi e Morbidelli, il quale supera in classifica un Acosta che va out e rientra fuori dai punti.
Gli insegutori di Pecco, però, oggi assaggiano il Bagnaia dei vecchi tempi, quello che è capace di recuperare punti a tripla cifra. E adesso c’è un mondiale bis.
Bagnaia che si difende e può pensare al secondo posto. Bezzecchi, Morbidelli e Acosta che sognano ma che comunque sanno che un Pecco che si sveglia è un gigannte pericoloso.
Invece di lasciarci un mondiale assegnato che però sfugge aritmeticamente, anche quello che vivremo per le prossime gare è, in un certo senso, un regalo di Marc Marquez.
E per quanto riguarda il resto, dal risveglio Honda ai passi indietro di KTM e Yamaha passando per un’Aprilia martoriata, perdonateci, ma sono cose di cui parlare un’altra volta.
Marc Marquez 541, Alex Marquez 340, Bagnaia 274, Bezzecchi 229.
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L’asterisco
Fuori dal pezzo, in quanto fuori contesto, un messaggio a complottisti, dietrologi, teloavevodettisti e sospettisti:
Oggi c’è da festeggiare per tutti. Festeggiare in modo positivo senza recriminare anche quando si vince, senza rinfacciare, come dei black block che vanno a rompere le vetrine per una rabbia troppo a lungo repressa, senza secernere liquidi epatici o biliari, è segno di maturità ed intelligenza.
Complotti, sospetti, segreti svelati, poteri forti, scenari di marketing arcani, lasciateli stare.
Le persone normodotate accettano che, nello sport, ciò che succede è, alla fine, comunque giusto.
I se fosse e i poteri sovrannaturali che manipolano gli eventi, lasciateli ad altri. Chi crede che quello che succede sia ingiusto e pilotato solo perché non gli piace, non dovrebbe guardare, non solo le moto, ma nessuno sport.






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