Valentino Rossi e Petronas: niente happy days, ma è a rischio anche l’happy ending!

Happy ending

Abbiamo visto tutti che gli happy days fra VR46 e Petronas, non ci sono stati. E’ iniziata che erano tutti amici e alla fine sono a rischio anche i rapporti con Morbidelli, legato giustamente più al suo “capo” che ad una squadra che, dopo un secondo posto nel mondiale, non lo ha di certo gratificato (per colpa del suo capo, comunque).
Ma la storia è così tesa che oltre ad essere venuti meno gli happy days, è a rischio anche l’happy ending, soprattutto anche in virtù delle recenti frasi del boss di Petronas, Razlan  Razali .

1) “E’ stato interessante e costruttivo avere a che fare con Valentino ma è stata stata un’eccezione perché di solito ingaggiamo giovani talenti.”
2) “Il contratto con Rossi scade a novembre quando finisce la stagione.”
3) “Non abbiamo detto né che rinnoviamo, né che lo rilasciamo.”

Queste tre frasi significano, detta all’orientale, che

1) Rossi è stato imposto o per lo meno scelto in base a criteri non puramente sportivi.
Questa spiegazione è supportata anche da altre recenti dichiarazioni che parlavano, da parte di Petronas, di “soddisfazioni comunque commerciali”.
Un messaggio che va letto, se si conoscono gli orientali con “non ha funzionato niente ma non ci abbiamo rimesso” (diciamo che è un messaggio più in direzione azionisti).

2) Ci sono obblighi contrattuali che vincolano il pilota a chiudere la stagione.
Che non gli venga in mente di chiudere prima.

3) Petronas non ha ancora detto che lo rilascia perché solitamente è Petronas che non rinnova, non il contrario.
Quando Petronas deciderà di comunicare che non rinnova con Rossi, si sapra da Petronas.
Un po’ come quando è stato stipulato il contratto. Ha deciso Petronas come e quando sancirlo ufficialmente.

Queste cose qui, chi conosce gli orientali (ancora più complesso interagire con orientali musulmani), sa che sono fondamentali.
Innanzitutto non è finita bene, ma questo lo avete già letto su questo sito ad aprile e a maggio.

Secondariamente, diversamente da quello che vuol far credere la stampa amica (di Rossi, si intende), non è quest’ultimo che decide.
In realtà nessuno potrebbe costringere a correre un pilota che non vuole farlo, ma se questo pilota ha fretta o vuole imporre certe clausole, potrebbe non finire come dice lui.

Insomma, bisogna chiudere in amicizia, oppure, dopo gli happy days rischia di sfumare anche l’happy ending.
E sappiamo più o meno tutti quanto in certe cose il finale felice, sia importante.

 

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